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Carlo hauea di Sicilia hauuto auuiſo
De i duo Re morti e di Sobrino preſo,
E ch’era ſtato Brandimarte vcciſo,
Poi di Ruggiero hauea no meno inteſo,
E ne ſtaua col cor lieto e col viſo
D’ hauer gittato intolerabil peſo,
Che gli ſu fopra gli homeri ſi greue
Che ſtara vn pezzo pria che ſi rileue.
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Per honorar coſtor ch’eran foſtegno
Del ſanto Imperio e la maggior coIona
Carlo mando la nobiltá del Regno
Ad incotrarli ſin fopra la Sonna,
Egli vſci poi col ſuo drappel piú degno
Di Re e di Duci, e co la propria Dona
Fuor de le mura: in cópagnia di belle
E ben ornate e nobili Donzelle.
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l’Imperator, co chiara e lieta ſronte,
I Paladini, e gli amici, e i parenti,
La nobiltá, la plebe, fanno al Cote
Et a glialtri d’amor ſegni euidenti,
Gridar s’ ode Mograna e Chiaramonte
Si toſto no ſinir gli abbracciamenti,
Rinaldo e Orlando inſieme & Oliuiero
Al Signor loro appfentar Ruggiero,
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E gli narrar, che di’ Ruggier di Riſa
Era ſigliuol: di virtú vguale al padre,
Se ſia animoſo e ſorte, & a che guiſa
Sappia ferir, fan dir le noſtre ſquadre
Co Bradamate in queſto vien Marphiſa
Le due cópagne nobili e leggiadre,
Ad abbracciar Ruggier vien la ſorella,
Con piú riſpetto ſta l’altra Dozella.
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l’Imperator Ruggier fa riſalire
Ch’era per riuerentia ſcefo a piede,
E lo fa a par’ a par ſeco venire,
E di ciò ch’a honorarlo ſi richiede
Vn punto ſol no laſſa preterire,
Ben ſapea che tornato era alla fede
Che toſto che i guerrier ſuro all’aſciutto
Certificato hauean Carlo del tutto.
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Con popa triomphal con feſta grande
Tornaro inſieme dentro alla Cittade,
Che di ſrondi verdeggia e di ghirlande
Coperte a panni ſon tutte le ſtrade,
Nembo d’ herbe e di fior, d’ alto ſi ſpande
E fopra e intorno a i vincitori cade,
Che da verroni e da fineſtre amene
Dóne e Donzelle gittano a man piene.
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Al volgerſi de i canti in varii lochi
Trouano archi e trophei ſubito fatti,
Che di Biſerta le ruine e i ſochi
Moſtran dipinti & altri degni fatti,
Altroue palchi con diuerſi giuochi
E ſpettacoli e mimmi e ſcenici atti,
Et e per tutti i canti il titol vero
Scritto: a i liberatori de l’Impero.
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Fra il ſuon d’ argute trombe, e di canore
Piſare, e d’ogni muſica armonia,
Fra riſo, e plauſo, iubilo, e fauore
Del populo ch’a pena vi capia,
Smóto al palazzo il Magno Imperatore
Oue piú giorni quella compagnia
Co torniamenti perfonaggi e farſe
Danze e couiti atteſe a dilettarfe.