Pagina:Ariosto - Orlando furioso, secondo la stampa del 1532, Roma 1913.djvu/609


 [19]
Poi che de la vittoria Aſtolfo inteſe
     Che ſanguinoſa e poco lieta s’ hebbe:
     Vedendo che ſicura da l’offefe
     D’Affrica hoggimai Frácia eſſer potrebbe
     Péſo che’l Re de Nubi in ſuo paeſe
     Con l’efercito ſuo rimanderebbe,
     Per la ſtrada medeſima che tenne
     Quando contra Biſerta ſé ne venne.

 [20]
l’armata che i Pagan roppe ne l’onde
     Giá rimadata hauea il ſigliuol d’ Vgiero:
     Di cui nuouo miracolo, le ſpOde
     Toſto che ne ſu vſcito il popul nero,
     E le poppe e le prore muto in ſronde,
     E ritornolle al ſuo ſtato primiero,
     Poi vene il vento, e come coſa lieue
     Leuolle in aria: e ſé ſparire in breue.

 [21]
Chi a piedi e chi in arcion tutte partita
     D’ africa ſer le nubiane ſchiere,
     Ma prima Aſtolfo ſi chiamo inſinita
     Gratia al Senapo, & immortale hauere,
     Che gli venne in perſona a dare aita
     Con ogni sforzo, & ogni ſuo potere,
     Aſtolfo lor ne l’uterino clauſtro
     A portar diede il fiero e turbido Auſtro.

 [22]
Ne gliutri dico il vento die lor chiuſo,
     Ch’ uſcir di mezo di ſuol con tal rabbia
     Che muoue a guiſa d’ onde e leua in ſuſo
     E ruota fin’ in ciel l’arrida ſabbia,
     Accio ſé lo portaſſero a lor’ vſo
     Che per camino a far danno no habbia,
     E che poi giunti ne la lor regione
     Haueffero a laſſar ſuor di prigione.

 [23]
Scriue Turpino come ſuro a i paſſi
     De l’alto Athlante che i caualli loro
     Tutti in vn tempo diuentaron faſſi
     Si ch come vèir ſé ne tornoro,
     Ma tépo e homai ch’Aſtolfo i Fracia paſſi,
     E coſi poi che del paeſe Moro
     Hebbe prouiſto a i luoghi principali.
     All’Hippogripho ſuo ſé ſpiegar l’ali.

 [24]
Volo in Sardigna in vn batter di penne
     E di Sardigna andò nel lito Corſo,
     E quindi fopra il mar la ſtrada tenne
     Torcèdo alquato a ma finiſtra il morſo,
     Ne le Maremme all’ultimo ritenne
     De la ricca Prouenza il leggier corſo,
     Doue ſegui de l’Hippogripho quanto
     Gli diſſe giá l’Euangeliſta ſanto.

 [25]
Hagli cOmeſſo il Santo Euangeliſta
     Che piú giunto in Prouéza no lo ſproni:
     E ch’all’impeto ſier piú non refiſta
     Co fella e ſren: ma liberta gli doni,
     Giá hauea il piú baffo ciel, ch ſemp acqſta
     Del pder nſo: al corno tolti i ſuoni,
     Che muto era reſtato no che roco
     Toſto ch’entro Ruggier nel diuin loco.

 [26]
Véne Aſtolfo a Marſilia e venne a punto
     Il di che v’ era Orlando & Oliuiero
     E qi da Mótalbano inſieme giunto,
     Co’l buO Sobrino, e col meglior Ruggiero:
     La memoria del Sotio lor defunto
     Vieto che i Paladini non poterò
     Inſieme coſi a punto rallegrarli
     Come in tanta vittoria douea farſi.