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466 canzoni.

Alla gelosa sua madre si fura,
10E dietro agli orti di Mosco soletta
A piè d’un lauro córcasi, ed aspetta.
     Ed io, che tanto a me slesso son caro,
Quanto a lei son vicino,
O la rimiro o ’n grembo le soggiorno,
15Non prima dall’ovil torce il cammino
L’iniqua mia matrigna e ’l padre avaro,
Che annoveran due volte il gregge il giorno,
Questa i capretti, e quelli
I mansüeti agnelli,
20Quando di mandra io i’ levo e quando io i’1 torno,
Che giunto sono a lei veloce e lieve,
Ov’ella lieta in grembo mi riceve.
     Quivi al collo, d’ogni altra cura sciolto,
L’un braccio allor le cingo,
25Tal che la man le scherza in seno ascosa;
Coll’altra il suo bel fianco palpo e stringo,
E lei, ch’alzando dolcemente il volto,
Su la mia destra spalla il capo posa,
E le braccia mi chiude
30Sovra ’l cubito ignude,
Bacio negli occhi e ’n la fronte amorosa;
E, con parole poi ch’Amor m’inspira,
Così le dico; ella m’ascolta e mira:
     — Ginevra mia,2 dolce mio ben, che sola,
35Ov’io sia, in poggio o ’n riva,
Mi stai nel côre; oggi ha la quarta estate,
Poi che, ballando al crotalo e alla piva,
Vincesti il speglio alle nozze d’Iola,
Di che l’Alba ne pianse più fïate.
40Tu fanciulletta allora
Eri, ed io tal ch’ancora
Non sapea quasi gire alla cittate.
Possa io morir3 or qui, se tu non sei


  1. I’ due volte, per li. Indizio di fiorentinità nell’autore. Quello che noi ne pensiamo, apparirà dalle noterelle che verremo qui soggiungendo.
  2. Tra le donne lodate nelle Rime pastorali del Varchi, è ancora una Ginevra; cioè nell’egloga seconda dell’edizione fatta in Bologna nel 1576: «Ben mi punge egualmente alto desio — Di lodar tutt’e tre, Ginevra bella, Margherita gentil, Maria cortese.»
  3. «A pena potev’io, bella Licori, — Giunger da terra i primi rami ancora, — Quando ti vidi fanciulletta fuora — Gir con tua madre a coglier