Pagina:Ariosto-Op.minori.1-(1857).djvu/427

398 rinaldo ardito.


34 Di questo assai si duole il tuo Milone,
E li repugna e consentir non vuole;
E vie più perchè Orlando la cagione
Tace, nè si contenta e non si duole;
Ma che offeso sia stato il gran barone,
Conóscesi alla ciera e alle parole:
Però prega Milon ch’ivi tu vegni,
E che lui, se il puoi far, fra noi ritegni. —

35 — Poco cervel coprir dê la tua fronte,
E che l’hai dove la civetta il gozzo:1
Or non è qui a me presente il conte?
Che ti sian cavi li occhi e il capo mozzo! —
Rispose la regina — ; e a me racconte* 1
Una tal falsità, ribaldo e sozzo?
Sei cieco, ovver bevuto hai troppo vino,
Che qui non vedi Orlando paladino? —

36 Guarda il famiglio, e resta stupefatto,
E cognosce che quello è Orlando apponto:
— Io non so, disse, come vada il fatto,
E come pria di me costui sia gionto:
Io il vidi, io lo udii pur, e corsi ratto,
Regina, a te, chè sai quanto sia pronto;
E non so come sia possibil questo,
Che egli di me sia giunto a te più presto.

37 E partito2 porrò con chi lo accetta,
Che quel ch’io vidi, Orlando, è in sala ancora,
E parla con Milon; chè così in fretta
Venni, che certo ancor con lui dimora.—
Perchè a chi il fatto attien sempre sospetta,
Molto turbòssi la regina allora:
A Malagigi guarda, e si dispone
Veder di tal novella il paragone.3

38 Malagigi, che più non può coprirse,
Dispose allor finir la cosa in riso;
E vôlto al servo, disse che forbirse
Debbasi ben di nuovo e li occhi e il viso;


  1. Aver il cervello dove la civetta ha il gozzo, vuol dire non averne. — (A.-G.)
  2. Partito, nel senso di scommessa. — (A.-G.)
  3. Il MS.: parangone, nel senso di Prova. E così altre volte.
  1. * Così non ti vergogni, e mi.