Pagina:Ariosto-Op.minori.1-(1857).djvu/188


satira prima. 159

     Gli bisogna a san Pietro andare in fretta;
Ma, perchè il cuoco o il spenditor ci manca,
189Che gli sian dietro, gli è la via interdetta.
     Fuori è la mula, o che si duol d'un'anca,
O che le cinghie o che la sella ha rotta,
192O che da Ripa vien sferrata e stanca.1
     Se con lui fin il guattero non trotta,
Non può il misero uscir, chè stima incarco
195Il gire e non aver dietro la frotta.
     Non è il suo studio nè in Matteo nè in Marco,
Ma specula e contempla a far la spesa
198Sì che il troppo tirar non spezzi l'arco.
     D'uffici, di badíe, di ricca chiesa
Forse adagiato alcun vive giocondo,
201Chè nè la stalla nè il tinel gli pesa.
     Ah, che 'l desio d'alzarsi il tiene al fondo!
Già il suo grado gli spiace, e a quello aspira
204Che dal sommo pontefice è il secondo.
     Giugne a quell'anco, e la voglia anco il tira
All'alta sedia che d'aver bramata
207Tanto, indarno. San Georgio si martira.2
     Che fia s'avrà la cattedra beata?
Tosto vorrà gli figli li nipoti
210Levar dalla civil vita privata.
     Non penserà d'Achivi o d'Epiroti
Dar lor dominio; non avrà disegno
213Della Morea dell'Arta3 far dispoti:
     Non cacciarne Ottoman per dar lor regno,
Ove da tutta Europa avría soccorso,
216E faría del suo ufficio ufficio degno:
     Ma spezzar la Colonna e spegner l'Orso,
Per tôrgli Palestina e Tagliacozzo,


  1. Ripa è quella sponda del Tevere dirimpetto all'Aventino, ove approdano le merci che vengono per il fiume. Dice il poeta, che quando monsignore non cavalcava, la mula andava a Ripa a far vetture. — (Molini.)
  2. Notarono i precedenti editori, come il poeta avesse prima scritto: «Tanto, indarno alcun s'ange e si martíra;» poi mutasse (e la mutazione può essere stata fatta dopo la morte di quel porporato) «Tanto, indarno Sau Georgio, ec.» Qualche curioso poi volle a San Georgio sostituire il Riario. È questa una prova di più, come in quella allusione altri ancora stimassero preso di mira il cardinale Raffaello Riario, di non lodevoli portamenti, e implicato nella congiura del Petrucci contro Leone X; e non già Franciotto Orsini, secondochè vorrebbesi da un più moderno annotatore.
  3. Città dell'Epiro, ove risedette Pirro. — (Molini.)