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vi ai lettori della biblioteca nazionale.

scritti di un nostro amico,1 ci piace produrre una più nuova e diversa testimonianza, ma procedente da persona che menò sua vita a’ fianchi del lodato, e di quel fatto portava giudizio secondo l’utilità presente, non secondo le fantasíe che a noi miseri spigolatori di virtù e gloríole dimenticate, non di rado sminuiscono il grande, e fanno più spesso parere il piccolo di smisurata grandezza. Dice, adunque, Bonaventura Pistofilo, od altro, qual ch’egli fosse, ducale segretario: «Si dilettò (Alfonso) d’avere cognizione di tutte quelle cose che non solamente a’ signori, ma a private persone sono convenienti... Ebbe grandissimo giudizio d’armi...; e della maggior parte di quelle arti che sono ad uso e necessità degli uomini, sapéa più che mezzanamente parlare, e di molte eziandio di propria mano lavorare...; delle quali essendo poi anco duca, si prese spasso et essercizio, quando non aveva occupazioni d’importanza, o voleva ricreare l’animo fastidito da nojose cure.... Ebbe profondissimo giudicio d’artigliaria, e fu inventore di nuove forme di essa, a farle più comode e più perfette che sino al tempo suo state non erano. Et fecene fare gran quantitade.2» Vuolsi che codesta quantità sommasse al numero di trecento grossi cannoni; e che tutt’insieme i potentati d’Italia non possedessero allora tanta e sì bella copia di artiglieríe, quanta faceva egli solo.


  1. Cioè nella Prefazione agli Scritti inediti di Niccolò Machiavelli, pubblicati e illustrati da Giuseppe Canestrini (Firenze, Barbèra, Bianchi e C., 1857), a pag. xxxiii.
  2. Vita di Alfonso I d’Este, cap. II. Quest’operetta istorica rimase incompiuta, ed è fino ad ora inedita. Altre volte ci accadde menzionarla o citarla in questi volumi, e specialmente alle pagine 196 e 263 del tomo I. Quando ancora il Pistofilo non fosse quegli che la scrisse, sarebbene autore un altro che dir poteva di essere «stato per molto tempo segretario» di quel duca; com’è formalmente espresso nel Proemio della medesima.