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230 canto


24
     Veggián che fa quella fedele amante
che vede il suo contento ir sí lontano;
dico la travagliata Bradamante,
poi che ritrova il giuramento vano,
ch’avea fatto Ruggier pochi dí inante,
udendo il nostro e l’altro stuol pagano.
Poi ch’in questo ancor manca, non le avanza
in ch’ella debba piú metter speranza.

25
     E ripetendo i pianti e le querele
che pur troppo domestiche le furo,
tornò a sua usanza a nominar crudele
Ruggiero, e ’l suo destin spietato e duro.
Indi sciogliendo al gran dolor le vele,
il ciel, che consentia tanto pergiuro,
né fatto n’avea ancor segno evidente,
ingiusto chiama, debole e impotente.

26
     Ad accusar Melissa si converse,
e maledir l’oracol de la grotta;
ch’a lor mendace suasion s’immerse
nel mar d’amore, ov’è a morir condotta.
Poi con Marfisa ritornò a dolerse
del suo fratel che le ha la fede rotta:
con lei grida e si sfoga, e le domanda,
piangendo, aiuto, e se le raccomanda.

27
     Marfisa si ristringe ne le spalle,
e, quel sol che pò far, le dá conforto;
né crede che Ruggier mai cosí falle,
ch’a lei non debba ritornar di corto.
E se non torna pur, sua fede dálle,
ch’ella non patirá sí grave torto;
o che battaglia piglierá con esso,
o gli fará osservar ciò c’ha promesso.