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quarantesimosecondo 229


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     Qui de la istoria mia, che non sia vera,
Federigo Fulgoso è in dubbio alquanto;
che con l’armata avendo la riviera
di Barberia trascorsa in ogni canto,
capitò quivi, e l’isola sí fiera,
montuosa e inegual ritrovò tanto,
che non è, dice, in tutto il luogo strano,
ove un sol piè si possa metter piano:

21
     né verisimil tien che ne l’alpestre
scoglio sei cavallieri, il fior del mondo,
potesson far quella battaglia equestre.
Alla quale obiezion cosí rispondo:
ch’a quel tempo una piazza de le destre,
che sieno a questo, avea lo scoglio al fondo;
ma poi, ch’un sasso che ’l tremuoto aperse,
le cadde sopra, e tutta la coperse.

22
     Sí che, o chiaro fulgor de la Fulgosa
stirpe, o serena, o sempre viva luce,
se mai mi riprendeste in questa cosa,
e forse inanti a quello invitto duce
per cui la vostra patria or si riposa,
lascia ogni odio, e in amor tutta s’induce;
vi priego che non siate a dirgli tardo,
ch’esser può che né in questo io sia bugiardo.

23
     In questo tempo, alzando gli occhi al mare,
vide Orlando venire a vela in fretta
un navilio leggier, che di calare
facea sembiante sopra l’isoletta.
Di chi si fosse, io non voglio or contare,
perc’ho piú d’uno altrove che m’aspetta.
Veggiamo in Francia, poi che spinto n’hanno
i Saracin, se mesti o lieti stanno.