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quarantesimoprimo 201


12
     Da la rabbia del vento che si fende
ne le ritorte, escono orribil suoni:
di spessi lampi l’aria si raccende,
risuona ’l ciel di spaventosi tuoni.
V’è chi corre al timon, chi i remi prende;
van per uso agli uffici a che son buoni:
chi s’affatica a sciorre e chi a legare;
vòta altri l’acqua, e torna il mar nel mare.

13
     Ecco stridendo l’orribil procella
che ’l repentin furor di borea spinge,
la vela contra l’arbore flagella:
il mar si leva, e quasi il cielo attinge.
Frangonsi i remi; e di fortuna fella
tanto la rabbia impetuosa stringe,
che la prora si volta, e verso l’onda
fa rimaner la disarmata sponda.

14
     Tutta sotto acqua va la destra banda,
e sta per riversar di sopra il fondo.
Ognun, gridando, a Dio si raccomanda;
che piú che certi son gire al profondo.
D’uno in un altro mal fortuna manda:
il primo scorre, e vien dietro il secondo.
Il legno vinto in piú parti si lassa,
e dentro l’inimica onda vi passa.

15
     Muove crudele e spaventoso assalto
da tutti i lati il tempestoso verno.
Veggon talvolta il mar venir tant’alto,
che par ch’arrivi insin al ciel superno.
Talor fan sopra l’onde in su tal salto,
ch’a mirar giú par lor veder lo ’nferno.
O nulla o poca speme è che conforte;
e sta presente inevitabil morte.