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114 canto


52
     né men che bella, onesta e valorosa,
e degna veramente d’ogni loda:
il cavallier, di stirpe generosa,
di tanto ardir, quanto piú d’altri s’oda.
E ben conviensi a tal valor, che cosa
di tanto prezzo e sí eccellente goda.
Olindro il cavallier da Lungavilla,
la donna nominata era Drusilla.

53
     Non men di questa il giovene Tanacro
arse, che ’l suo fratel di quella ardesse,
che gli fe’ gustar fine acerbo et acro
del desiderio ingiusto ch’in lei messe.
Non men di lui di vïolar del sacro
e santo ospizio ogni ragione ellesse,
piú tosto che patir che ’l duro e forte
nuovo desir lo conducesse a morte.

54
     Ma perch’avea dinanzi agli occhi il tema
del suo fratel che n’era stato morto,
pensa di torla in guisa, che non tema
ch’Olindro s’abbia a vendicar del torto.
Tosto s’estingue in lui, non pur si scema
quella virtú su che solea star sorto;
che non lo sommergean dei vizii l’acque,
de le quai sempre al fondo il padre giacque.

55
     Con gran silenzio fece quella notte
seco raccor da vent’uomini armati;
e lontan dal castel, fra certe grotte
che si trovan tra via, messe gli aguati.
Quivi ad Olindro il dí le strade rotte,
e chiusi i passi fur da tutti i lati;
e ben che fe’ lunga difesa e molta,
pur la moglie e la vita gli fu tolta.