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86 canto


8
     Cloridan, che non sa come l’aiuti,
e ch’esser vuole a morir seco ancora,
ma non ch’in morte prima il viver muti,
che via non truovi ove piú d’un ne mora;
mette su l’arco un de’ suoi strali acuti,
e nascoso con quel sí ben lavora,
che fora ad uno Scotto le cervella,
e senza vita il fa cader di sella.

9
     Volgonsi tutti gli altri a quella banda
ond’era uscito il calamo omicida.
Intanto un altro il Saracin ne manda,
perché ’l secondo a lato al primo uccida;
che mentre in fretta a questo e a quel domanda
chi tirato abbia l’arco, e forte grida,
lo strale arriva e gli passa la gola,
e gli taglia pel mezzo la parola.

10
     Or Zerbin, ch’era il capitano loro,
non poté a questo aver piú pazïenza.
Con ira e con furor venne a Medoro,
dicendo: — Ne farai tu penitenza. —
Stese la mano in quella chioma d’oro,
e strascinollo a sé con violenza:
ma come gli occhi a quel bel volto mise,
gli ne venne pietade, e non l’uccise.

11
     Il giovinetto si rivolse a’ prieghi,
e disse: — Cavallier, per lo tuo Dio,
non esser sí crudel, che tu mi nieghi
ch’io sepelisca il corpo del re mio.
Non vo’ ch’altra pietá per me ti pieghi,
né pensi che di vita abbi disio:
ho tanta di mia vita, e non piú, cura,
quanta ch’al mio signor dia sepultura.