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trentesimoprimo 447


100
     Ma ben ti priego che prima che sia
pugna tra noi, che pianamente intenda
la giustissima e vera scusa mia,
acciò ch’a torto piú non mi riprenda;
e poi Baiardo al termine di pria
tra noi vorrò ch’a piedi si contenda
da solo a solo in solitario lato,
sí come a punto fu da te ordinato. —

101
     Era cortese il re di Sericana,
come ogni cor magnanimo esser suole;
et è contento udir la cosa piana,
e come il paladin scusar si vuole.
Con lui ne viene in ripa alla fiumana,
ove Rinaldo in semplici parole
alla sua vera istoria trasse il velo,
e chiamò in testimonio tutto ’l cielo:

102
     e poi chiamar fece il figliuol di Buovo,
l’uom che di questo era informato a pieno,
ch’a parte a parte replicò di nuovo
l’incanto suo, disse piú né meno.
Soggiunse poi Rinaldo: — Ciò ch’io provo
col testimonio, io vo’ che l’arme sieno,
che ora e in ogni tempo che ti piace,
te n’abbiano a far prova piú verace. —

103
     Il re Gradasso, che lasciar non volle
per la seconda la querela prima,
le scuse di Rinaldo in pace tolle,
ma se son vere o false in dubbio stima.
Non tolgon campo piú sul lito molle
di Barcelona, ove lo tolser prima;
ma s’accordaro per l’altra matina
trovarsi a una fontana indi vicina: