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trentesimoprimo 443


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     Il re Agramante al parer lor s’attenne,
ben che ’l partito fosse acerbo e duro.
Andò verso Arli, e parve aver le penne,
per quel camin che piú trovò sicuro.
Oltre alle guide, in gran favor gli venne
che la partita fu per l’aer scuro.
Ventimila tra d’Africa e di Spagna
fur, ch’a Rinaldo uscîr fuor de la ragna.

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     Quei ch’egli uccise e quei che i suoi fratelli,
quei che i duo figli del signor di Vienna,
quei che provaro empi nimici e felli
i settecento a cui Rinaldo accenna,
e quei che spense Sansonetto, e quelli
che ne la fuga s’affogaro in Senna,
chi potesse contar, conteria ancora
ciò che sparge d’april Favonio e Flora.

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     Istima alcun che Malagigi parte
ne la vittoria avesse de la notte;
non che di sangue le campagne sparte
fosser per lui, né per lui teste rotte:
ma che gl’infernali angeli per arte
facesse uscir da le tartaree grotte,
e con tante bandiere e tante lance,
ch’insieme piú non ne porrian due France;

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     e che facesse udir tanti metalli,
tanti tamburi e tanti varii suoni,
tanti anitriri in voce di cavalli,
tanti gridi e tumulti di pedoni,
che risonare e piani e monti e valli
dovean de le longinque regïoni:
et ai Mori con questo un timor diede,
che li fece voltare in fuga il piede.