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434 canto


48
     Di cosí strano e misero accidente
Rinaldo senza fin si lagna e duole;
né il core intenerir men se ne sente,
che soglia intenerirsi il ghiaccio al sole:
e con disposta et immutabil mente,
ovunque Orlando sia, cercar lo vuole,
con speme, poi che ritrovato l’abbia,
di farlo risanar di quella rabbia.

49
     Ma giá lo stuolo avendo fatto unire,
sia volontá del cielo o sia aventura,
vuol fare i Saracin prima fuggire,
e liberar le parigine mura.
Ma consiglia l’assalto differire,
che vi par gran vantaggio, a notte scura,
ne la terza vigilia o ne la quarta,
ch’avrá l’acqua di Lete il Sonno sparta.

50
     Tutta la gente alloggiar fece al bosco,
e quivi la posò per tutto ’l giorno;
ma poi che ’l sol, lasciando il mondo fosco,
alla nutrice antiqua fe’ ritorno,
et orsi e capre e serpi senza tòsco
e l’altre fere ebbeno il cielo adorno,
che state erano ascose al maggior lampo,
mosse Rinaldo il taciturno campo:

51
     e venne con Grifon, con Aquilante,
con Vivian, con Alardo e con Guidone,
con Sansonetto, agli altri un miglio inante,
a cheti passi e senza alcun sermone.
Trovò dormir l’ascolta d’Agramante:
tutta l’uccise, e non ne fe’ un prigione.
Indi arrivò tra l’altra gente Mora,
che non fu visto né sentito ancora.