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420 canto


88
     che di Marfisa in quel discorso udito
l’alto valore e le bellezze avea:
udí come Ruggier s’era partito
con esso lei, e che d’andar dicea
lá dove con disagio in debol sito
malsicuro Agramante si tenea.
Sí degna compagnia la donna lauda,
ma non che se n’allegri, o che l’applauda.

89
     Né picciolo è il sospetto che la preme;
che se Marfisa è bella, come ha fama,
e che fin a quel dí sien giti insieme,
è maraviglia se Ruggier non l’ama.
Pur non vuol creder anco, e spera e teme;
e ’l giorno che la può far lieta e grama,
misera aspetta; e sospirando stassi,
da Montalban mai non movendo i passi.

90
     Stando ella quivi, il principe, il signore
del bel castello, il primo de’ suoi frati
(io non dico d’etade, ma d’onore,
che di lui prima dui n’erano nati),
Rinaldo, che di gloria e di splendore
gli ha, come il sol le stelle, illuminati,
giunse al castello un giorno in su la nona;
né, fuor ch’un paggio, era con lui persona.

91
     Cagion del suo venir fu, che da Brava
ritornandosi un dí verso Parigi
(come v’ho detto che sovente andava
per ritrovar d’Angelica vestigi),
avea sentita la novella prava
del suo Viviano e del suo Malagigi,
ch’eran per esser dati al Maganzese;
e perciò ad Agrismonte la via prese.