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390 canto


44
     Ne l’arrivar di Fiordiligi al ponte
(che cosí la donzella nomata era),
Orlando s’attaccò con Rodomonte
che lo volea gittar ne la riviera.
La donna, ch’avea pratica del conte,
subito n’ebbe conoscenza vera:
e restò d’alta maraviglia piena,
de la follia che cosí nudo il mena.

45
     Fermasi a riguardar che fine avere
debba il furor dei duo tanti possenti.
Per far del ponte l’un l’altro cadere
a por tutta lor forza sono intenti.
— Come è ch’un pazzo debba sí valere? —
seco il fiero pagan dice tra’ denti;
e qua e lá si volge e si raggira,
pieno di sdegno e di superbia e d’ira.

46
     Con l’una e l’altra man va ricercando
far nuova presa, ove il suo meglio vede;
or tra le gambe, or fuor gli pone, quando
con arte il destro, e quando il manco piede.
Simiglia Rodomonte intorno a Orlando
lo stolido orso che sveller si crede
l’arbor onde è caduto; e come n’abbia
quello ogni colpa, odio gli porta e rabbia.

47
     Orlando, che l’ingegno avea sommerso,
io non so dove, e sol la forza usava,
l’estrema forza a cui per l’universo
nessuno o raro paragon si dava,
cader del ponte si lasciò riverso
col pagano abbracciato come stava.
Cadon nel fiume e vanno al fondo insieme:
ne salta in aria l’onda, e il lito geme.