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ventesimonono 385


24
     Io voglio a far il saggio esser la prima
del felice liquor di virtú pieno,
acciò tu forse non facessi stima
che ci fosse mortifero veneno.
Di questo bagnerommi da la cima
del capo giú pel collo e per lo seno:
tu poi tua forza in me prova e tua spada,
se questo abbia vigor, se quella rada. —

25
     Bagnossi, come disse, e lieta porse
all’incauto pagano il collo ignudo,
incauto, e vinto anco dal vino forse,
incontra a cui non vale elmo né scudo.
Quel uom bestial le prestò fede, e scorse
sí con la mano e sí col ferro crudo,
che del bel capo, giá d’Amore albergo,
fe’ tronco rimanere il petto e il tergo.

26
     Quel fe’ tre balzi; e funne udita chiara
voce, ch’uscendo nominò Zerbino,
per cui seguire ella trovò sí rara
via di fuggir di man del Saracino.
Alma, ch’avesti piú la fede cara,
e ’l nome quasi ignoto e peregrino
al tempo nostro, de la castitade,
che la tua vita e la tua verde etade,

27
     vattene in pace, alma beata e bella!
Cosí i miei versi avesson forza, come
ben m’affaticherei con tutta quella
arte che tanto il parlar orna e come,
perché mille e mill’anni e piú, novella
sentisse il mondo del tuo chiaro nome.
Vattene in pace alla superna sede,
e lascia all’altre esempio di tua fede.