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CANTO VENTESIMONONO

1
     O degli uomini inferma e instabil mente!
come sián presti a varïar disegno!
Tutti i pensier mutamo facilmente,
piú quei che nascon d’amoroso sdegno.
Io vidi dianzi il Saracin sí ardente
contra le donne, e passar tanto il segno,
che non che spegner l’odio, ma pensai
che non dovesse intiepidirlo mai.

2
     Donne gentil, per quel ch’a biasmo vostro
parlò contra il dover, sí offeso sono,
che sin che col suo mal non gli dimostro
quanto abbia fatto error, non gli perdono.
Io farò sí con penna e con inchiostro,
ch’ognun vedrá che gli era utile e buono
aver taciuto, e mordersi anco poi
prima la lingua, che dir mal di voi.

3
     Ma che parlò come ignorante e sciocco,
ve lo dimostra chiara esperïenzia.
Incontra tutte trasse fuor lo stocco
de l’ira, senza farvi differenzia:
poi d’Issabella un sguardo sí l’ha tocco,
che subito gli fa mutar sentenzia.
Giá in cambio di quell’altra la disia,
l’ha vista a pena, e non sa ancor chi sia.