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ventesimosettimo 343


104
     s’appiglia al fin, come a miglior partito,
di che amendui si contentâr gli amanti,
che de la bella donna sia marito
l’uno de’ duo, quel che vuole essa inanti;
e da quanto per lei sia stabilito,
piú non si possa andar dietro né avanti.
All’uno e all’altro piace il compromesso,
sperando ch’esser debbia a favor d’esso.

105
     Il re di Sarza, che gran tempo prima
di Mandricardo amava Doralice,
et ella l’avea posto in su la cima
d’ogni favor ch’a donna casta lice;
che debba in util suo venire estima
la gran sentenzia che ’l può far felice:
né egli avea questa credenza solo,
ma con lui tutto il barbaresco stuolo.

106
     Ognun sapea ciò ch’egli avea giá fatto
per essa in giostre, in torniamenti, in guerra;
e che stia Mandricardo a questo patto,
dicono tutti che vaneggia et erra.
Ma quel che piú fïate e piú di piatto
con lei fu mentre il sol stava sotterra,
e sapea quanto avea di certo in mano,
ridea del popular giudicio vano.

107
     Poi lor convenzïon ratificaro
in man del re quei duo prochi famosi,
et indi alla donzella se n’andaro.
Et ella abbassò gli occhi vergognosi,
e disse che piú il Tartaro avea caro:
di che tutti restâr maravigliosi;
Rodomonte sí attonito e smarrito,
che di levar non era il viso ardito.