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28 canto


108
     Grifone, o ch’egli o che ’l cavallo fosse
stanco, o gravasse il sonno pur le ciglia,
al primo albergo che trovâr, fermosse,
che non erano andati oltre a dua miglia.
Si trasse l’elmo, e tutto disarmosse,
e trar fece a’ cavalli e sella e briglia;
e poi serrossi in camera soletto,
e nudo per dormire entrò nel letto.

109
     Non ebbe cosí tosto il capo basso,
che chiuse gli occhi, e fu dal sonno oppresso
cosí profondamente, che mai tasso
né ghiro mai s’addormentò quanto esso.
Martano intanto et Orrigille a spasso
entraro in un giardin ch’era lí appresso;
et un inganno ordîr, che fu il piú strano
che mai cadesse in sentimento umano.

110
     Martano disegnò tôrre il destriero,
i panni e l’arme che Grifon s’ha tratte;
e andare inanzi al re pel cavalliero
che tante pruove avea giostrando fatte.
L’effetto ne seguí, fatto il pensiero:
tolle il destrier piú candido che latte,
scudo e cimiero et arme e sopraveste,
e tutte di Grifon l’insegne veste.

111
     Con gli scudieri e con la donna, dove
era il popolo ancora, in piazza venne;
e giunse a tempo che finian le pruove
di girar spade e d’arrestare antenne.
Commanda il re che ’l cavallier si truove,
che per cimier avea le bianche penne,
bianche le vesti e bianco il corridore;
che ’l nome non sapea del vincitore.