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294 canto


48
     Cosí diceva Malagigi, e messe
desire a’ cavalier d’aver contezza
del nome d’alcun altro ch’uccidesse
l’infernal bestia, uccider gli altri avezza.
Quivi un Bernardo tra’ primi si lesse,
che Merlin molto nel suo scritto apprezza.
— Fia nota per costui (dicea) Bibiena,
quanto Fiorenza sua vicina e Siena. —

49
     Non mette piede inanzi ivi persona
a Sismondo, a Giovanni, a Ludovico:
un Gonzaga, un Salviati, un d’Aragona,
ciascuno al brutto mostro aspro nimico.
V’è Francesco Gonzaga, né abandona
le sue vestigie il figlio Federico;
et ha il cognato e il genero vicino,
quel di Ferrara, e quel duca d’Urbino.

50
     De l’un di questi il figlio Guidobaldo
non vuol che ’l padre o ch’altri a dietro il metta.
Con Otobon dal Flisco, Sinibaldo
caccia la fera, e van di pari in fretta.
Luigi da Gazolo il ferro caldo
fatto nel collo le ha d’una saetta,
che con l’arco gli diè Febo, quando anco
Marte la spada sua gli messe al fianco.

51
     Duo Erculi, duo Ippoliti da Este,
un altro Ercule, un altro Ippolito anco,
da Gonzaga, de’ Medici, le péste
seguon del mostro, e l’han, cacciando, stanco.
Né Giuliano al figliuol, né par che reste
Ferrante al fratel dietro; né che manco
Andrea Doria sia pronto; né che lassi
Francesco Sforza, ch’ivi uomo lo passi.