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ventesimosesto 287


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     Marfisa tuttavolta combattendo,
spesso ai compagni gli occhi rivoltava;
e di lor forza paragon vedendo,
con maraviglia tutti li lodava:
ma di Ruggier pur il valor stupendo
e senza pari al mondo le sembrava;
e talor si credea che fosse Marte
sceso dal quinto cielo in quella parte.

21
     Mirava quelle orribili percosse,
miravale non mai calare in fallo:
parea che contra Balisarda fosse
il ferro carta e non duro metallo.
Gli elmi tagliava e le corazze grosse,
e gli uomini fendea fin sul cavallo,
e li mandava in parte uguali al prato,
tanto da l’un quanto da l’altro lato.

22
     Continuando la medesma botta,
uccidea col signore il cavallo anche.
I capi dalle spalle alzava in frotta,
e spesso i busti dipartia da l’anche.
Cinque e piú a un colpo ne tagliò talotta:
e se non che pur dubito che manche
credenza al ver c’ha faccia di menzogna,
di piú direi; ma di men dir bisogna.

23
     Il buon Turpin, che sa che dice il vero,
e lascia creder poi quel ch’a l’uom piace,
narra mirabil cose di Ruggiero,
ch’udendolo, il direste voi mendace.
Cosí parea di ghiaccio ogni guerriero
contra Marfisa, et ella ardente face;
e non men di Ruggier gli occhi a sé trasse,
ch’ella di lui l’alto valor mirasse.