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274 canto


68
     Non rumor di tamburi o suon di trombe
furon principio all’amoroso assalto,
ma baci ch’imitavan le colombe,
davan segno or di gire, or di fare alto.
Usammo altr’arme che saette o frombe.
Io senza scale in su la ròcca salto
e lo stendardo piantovi di botto,
e la nimica mia mi caccio sotto.

69
     Se fu quel letto la notte dinanti
pien di sospiri e di querele gravi,
non stette l’altra poi senza altretanti
risi, feste, gioir, giochi soavi.
Non con piú nodi i flessuosi acanti
le colonne circondano e le travi,
di quelli con che noi legammo stretti
e colli e fianchi e braccia e gambe e petti.

70
     La cosa stava tacita fra noi,
sí che durò il piacer per alcun mese:
pur si trovò chi se n’accorse poi,
tanto che con mio danno il re lo ’ntese.
Voi che mi liberaste da quei suoi
che ne la piazza avean le fiamme accese,
comprendere oggimai potete il resto;
ma Dio sa ben con che dolor ne resto. —

71
     Cosí a Ruggier narrava Ricciardetto,
e la notturna via facea men grave,
salendo tuttavia verso un poggietto
cinto di ripe e di pendici cave.
Un erto calle e pien di sassi e stretto
apria il camin con faticosa chiave.
Sedea al sommo un castel detto Agrismonte,
ch’ave’ in guardia Aldigier di Chiaramonte.