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ventesimoquinto 271


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     Uscimmo poi lá dove erano molte
persone in sala, e cavallieri e donne,
dai quali fummo con l’onor raccolte,
ch’alle regine fassi e gran madonne.
Quivi d’alcuni mi risi io piú volte,
che non sappiendo ciò che sotto gonne
si nascondesse valido e gagliardo,
mi vagheggiava con lascivo sguardo.

57
     Poi che si fece la notte piú grande,
e giá un pezzo la mensa era levata,
la mensa, che fu d’ottime vivande,
secondo la stagione, apparecchiata;
non aspetta la donna ch’io domande
quel che m’era cagion del venir stata:
ella m’invita, per sua cortesia,
che quella notte a giacer seco io stia.

58
     Poi che donne e donzelle ormai levate
si furo, e paggi e camerieri intorno,
essendo ambe nel letto dispogliate,
coi torchi accesi che parea di giorno,
io cominciai: — Non vi maravigliate,
madonna, se si tosto a voi ritorno;
che forse v’andavate imaginando
di non mi riveder fin Dio sa quando.

59
     Dirò prima la causa del partire,
poi del ritorno l’udirete ancora.
Se ’l vostro arder, madonna, intiepidire
potuto avessi col mio far dimora,
vivere in vostro servizio e morire
voluto avrei, né starne senza un’ora;
ma visto quanto il mio star vi nocessi,
per non poter far meglio, andare elessi.