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ventesimoquinto 263


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     ma poi ch’un giorno ella ferita fu
nel capo (lungo saria a dirvi come),
e per sanarla un servo di Iesú
a mezza orecchia le tagliò le chiome,
alcun segno tra noi non restò piú
di differenzia, fuor che’l sesso e ’l nome.
Ricciardetto son io, Bradamante ella;
io fratel di Rinaldo, essa sorella.

25
     E se non v’increscesse l’ascoltarmi,
cosa direi che vi faria stupire,
la qual m’occorse per assimigliarmi
a lei: gioia al principio e al fin martíre. —
Ruggiero il qual piú graziosi carmi,
piú dolce istoria non potrebbe udire,
che dove alcun ricordo intervenisse
de la sua donna, il pregò sí, che disse.

26
     — Accadde a questi dí, che pei vicini
boschi passando la sorella mia,
ferita da uno stuol de Saracini
che senza l’elmo la trovâr per via,
fu di scorciarsi astretta i lunghi crini,
se sanar volse d’una piaga ria
ch’avea con gran periglio ne la testa;
e cosí scorcia errò per la foresta.

27
     Errando giunse ad una ombrosa fonte;
e perché afflitta e stanca ritrovosse,
dal destrier scese e disarmò la fronte,
e su le tenere erbe addormentosse.
Io non credo che fabula si conte,
che piú di questa istoria bella fosse.
Fiordispina di Spagna soprarriva,
che per cacciar nel bosco ne veniva.