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canto ventesimoquarto 239


44
     Corebo, consentendo Almonio, sciolse
il traditore al fin, ma non in fretta;
ch’all’uno e all’altro esser turbato dolse
da sí desiderata sua vendetta.
Quindi partissi il disleale, e tolse
in compagnia la vecchia maledetta.
Non si legge in Turpin che n’avvenisse;
ma vidi giá un autor che piú ne scrisse.

45
     Scrive l’autore, il cui nome mi taccio,
che non furo lontani una giornata,
che per tôrsi Odorico quello impaccio,
contra ogni patto et ogni fede data,
al collo di Gabrina gittò un laccio,
e che ad un olmo la lasciò impiccata;
e ch’indi a un anno (ma non dice il loco)
Almonio a lui fece il medesmo giuoco.

46
     Zerbin che dietro era venuto all’orma
del paladin, né perder la vorrebbe,
manda a dar di sé nuove alla sua torma,
che star senza gran dubbio non ne debbe:
Almonio manda, e di piú cose informa,
che lungo il tutto a ricontar sarebbe;
Almonio manda, e a lui Corebo appresso;
né tien, fuor ch’Issabella, altri con esso.

47
     Tant’era l’amor grande che Zerbino,
e non minor del suo quel che Issabella
portava al virtuoso paladino;
tanto il desir d’intender la novella
ch’egli avesse trovato il Saracino
che del destrier lo trasse con la sella;
che non fará all’esercito ritorno,
se non finito che sia il terzo giorno;