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ventesimosecondo 181


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     Giunsero il dí medesmo, come accade,
quattro gran cavallieri ad un suo loco,
li quai di rimotissime contrade
venuti a queste parti eran di poco;
di tal valor, che non ha nostra etade
tant’altri buoni al bellicoso gioco:
Aquilante, Grifone e Sansonetto,
et un Guidon Selvaggio giovinetto.

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     Pinabel con sembiante assai cortese
al castel ch’io v’ho detto gli raccolse.
La notte poi tutti nel letto prese,
e presi tenne; e prima non li sciolse,
che li fece giurar ch’un anno e un mese
(questo fu a punto il termine che tolse)
stariano quivi, e spogliarebbon quanti
vi capitasson cavallieri erranti:

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     e le donzelle ch’avesson con loro,
porriano a piedi, e torrian lor le vesti.
Cosí giurâr, cosí constretti fôro
ad osservar, ben che turbati e mesti.
Non par che fin a qui contra costoro
alcun possa giostrar, ch’a piè non resti:
e capitati vi sono infiniti,
ch’a piè e senz’arme se ne son partiti.

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     È ordine tra lor, che chi per sorte
esce fuor prima, vada a correr solo:
ma se trova il nimico cosí forte,
che resti in sella, e getti lui nel suolo,
sono ubligati gli altri infin a morte
pigliar l’impresa tutti in uno stuolo.
Vedi or, se ciascun d’essi è cosí buono,
quel ch’esser de’, se tutti insieme sono.