Pagina:Ariosto, Ludovico – Orlando furioso, Vol. II, 1928 – BEIC 1738143.djvu/18

12 canto


44
     Rispose il re, non si voler partire,
se non vedea la sua Lucina prima;
e che piú tosto appresso a lei morire,
che viverne lontan, faceva stima.
Quando vede ella non potergli dire
cosa che ’l muova da la voglia prima,
per aiutarlo fa nuovo disegno,
e ponvi ogni sua industria, ogni suo ingegno.

45
     Morte avea in casa, e d’ogni tempo appese,
con lor mariti, assai capre et agnelle,
onde a sé et alle sue facea le spese;
e dal tetto pendea piú d’una pelle.
Le donna fe’ che ’l re del grasso prese,
ch’avea un gran becco intorno alle budelle,
e che se n’unse dal capo alle piante,
fin che l’odor cacciò ch’egli ebbe inante.

46
     E poi che ’l tristo puzzo aver le parve,
di che il fetido becco ognora sape,
piglia l’irsuta pelle, e tutto entrarve
lo fe’; ch’ella è sí grande che lo cape.
Coperto sotto a cosí strane larve,
facendol gir carpon, seco lo rape
lá dove chiuso era d’un sasso grave
de la sua donna il bel viso soave.

47
     Norandino ubidisce; et alla buca
de la spelonca ad aspettar si mette,
acciò col gregge dentro si conduca;
e fin a sera disïando stette.
Ode la sera il suon de la sambuca,
con che ’nvita a lassar l’umide erbette,
e ritornar le pecore all’albergo
il fier pastor che lor venía da tergo.