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164 canto


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     Giá in mia presenza e d’altre piú persone
venía col tòsco in mano il vecchio ingiusto,
dicendo ch’era buona pozïone
da ritornare il mio fratel robusto.
Ma Gabrina con nuova intenzïone,
pria che l’infermo ne turbasse il gusto,
per tôrsi il consapevole d’appresso,
o per non dargli quel ch’avea promesso,

61
     la man gli prese, quando a punto dava
la tazza dove il tòsco era celato,
dicendo: — Ingiustamente è se ’l ti grava
ch’io tema per costui c’ho tanto amato.
Voglio esser certa che bevanda prava
tu non gli dia, né succo avelenato;
e per questo mi par che ’l beveraggio
non gli abbi a dar, se non ne fai tu il saggio. —

62
     Come pensi, signor, che rimanesse
il miser vecchio conturbato allora?
La brevitá del tempo sí l’oppresse,
che pensar non poté che meglio fôra;
pur, per non dar maggior sospetto, elesse
il calice gustar senza dimora:
e l’infermo, seguendo una tal fede,
tutto il resto pigliò, che si gli diede.

63
     Come sparvier che nel piede grifagno
tenga la starna e sia per trarne pasto,
dal can che si tenea fido compagno,
ingordamente è sopragiunto e guasto;
cosí il medico intento al rio guadagno,
donde sperava aiuto ebbe contrasto.
Odi di summa audacia esempio raro!
e cosí avvenga a ciascun altro avaro.