Pagina:Ariosto, Ludovico – Orlando furioso, Vol. II, 1928 – BEIC 1738143.djvu/127


ventesimo 121


36
     Dopo molt’anni alle ripe omicide
a dar venne di capo un giovinetto,
la cui stirpe scendea dal buono Alcide,
di gran valor ne l’arme, Elbanio detto.
Qui preso fu, ch’a pena se n’avide,
come quel che venía senza sospetto;
e con gran guardia in stretta parte chiuso,
con gli altri era serbato al crudel uso.

37
     Di viso era costui bello e giocondo,
e di maniere e di costumi ornato,
e di parlar sí dolce e sí facondo,
ch’un aspe volentier l’avria ascoltato:
sí che, come di cosa rara al mondo,
de l’esser suo fu tosto rapportato
ad Alessandra figlia d’Orontea,
che di molt’anni grave anco vivea.

38
     Orontea vivea ancora; e giá mancate
tutt’eran l’altre ch’abitâr qui prima:
e diece tante e piú n’erano nate,
e in forza eran cresciute e in maggior stima;
né tra diece fucine che serrate
stavan pur spesso, avean piú d’una lima;
e dieci cavallieri anco avean cura
di dare a chi venía fiera aventura.

39
     Alessandra, bramosa di vedere
il giovinetto ch’avea tante lode,
da la sua matre in singular piacere
impetra sí, ch’Elbanio vede et ode;
e quando vuol partirne, rimanere
si sente il core ove è ch’il punge e rode:
legar si sente e non sa far contesa,
e al fin dal suo prigion si trova presa.