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decimonono 103


76
     Gira una piazza al sommo de la terra,
di gradi a seder atti intorno chiusa;
che solamente a giostre, a simil guerra,
a caccie, a lotte, e non ad altro s’usa:
quattro porte ha di bronzo, onde si serra.
Quivi la moltitudine confusa
de l’armigere femine si trasse;
e poi fu detto a Marfisa ch’entrasse.

77
     Entrò Marfisa s’un destrier leardo,
tutto sparso di macchie e di rotelle,
di piccol capo e d’animoso sguardo,
d’andar superbo e di fattezze belle.
Pel maggiore e piú vago e piú gagliardo,
di mille che n’avea con briglie e selle,
scelse in Damasco, e realmente ornollo,
et a Marfisa Norandin donollo.

78
     Da mezzogiorno e da la porta d’austro
entrò Marfisa; e non vi stette guari,
ch’appropinquare e risonar pel claustro
udì di trombe acuti suoni e chiari:
e vide poi di verso il freddo plaustro
entrar nel campo i dieci suoi contrari.
Il primo cavallier ch’apparve inante,
di valer tutto il resto avea sembiante.

79
     Quel venne in piazza sopra un gran destriero,
che, fuor ch’in fronte e nel piè dietro manco,
era, piú che mai corbo, oscuro e nero:
nel piè e nel capo avea alcun pelo bianco.
Del color del cavallo il cavalliero
vestito, volea dir che, come manco
del chiaro era l’oscuro, era altretanto
il riso in lui verso l’oscuro pianto.