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vi - stanze 157

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     Tornano i greci e tornano i mori anco;
geme Calabria e Puglia piagne e stride.
Con essercito vien normando e franco
il buon Guiscardo e questo e quello uccide;
tutt’occupa e fa suo, fin dove il fianco
de l’Appenino il crudel mar divide;
caccia il nipote e purga questa offesa,
domando ogni crudel poi de la Chiesa.
36
     Contra Alessandro vien Cadoli e pone
nel clero scisma e in tutta Italia guerra.
Nei campi si combatte di Nerone;
molti e di qua e di lá cadono in terra;
la cittá si saccheggia di Leone;
or l’uno or l’altro nel Castel si serra;
quando l’un quando l’altro fugge e torna,
ed alza e china or questo or quel le corna.
37
     Enrico terzo, ch’in favore aspira
al falso papa, vince Azzo da Este,
saccheggia Roma; il ver pastor si tira
nel suo Castel con le mitrate teste.
Vien Roberto Guiscardo, acceso d’ira,
contra le parti alla sua parte infeste;
ed entra in Roma e l’arde e la saccheggia,
ed i romani in Campitolio asseggia.
38
     La ròcca espugna e sí l’adegua al piano,
ch’altro non vi riman che ’l nudo sasso;
e d’ogn’intorno fino al Laterano
palazzi e chiese van tutti a fracasso.
Dar si vede Ruggier contra ’l germano
a ventimila saracini il passo,
e per la Puglia il generoso seme
del buon Roberto aver gran guerra insieme.