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NOVELLA XVIII

Guglielmone da Parma se fa frate de San Baxilio e, per non avere pazíenzia de mangiare cum le gatte, esce furiosamente de la religione.

Magnifici gentilomini e voi umanissime donne, el non è troppo tempo che uno giá nostro fantapiè, Guglielmone da Parma nominato, se fece religioso ne la devota observanzia de San Basilio fuori de la porta de San Marno, dove fu chiamato frate Guglielmo. Ed, essendo stato circa tre mesi in la religione, un giorno li frati, avendo facto cum buono casio de’cáuli, ed essendo epso a mensa, li venne uno gatto nero, che vòlse porre l’artiglia ne la scudella per tórli un pezzo de casio che gli era dentro. Il che despiacendo > un puoco a frate Guglielmone, ch’era un buono devoratore, cum tempesta li dette e cazóllo via, dicendo: — Gatti, gatti ! — El priore, vedendo l’acto e parendoli che frate Guglielmo non l’avesse cum umilitá caciaio via, come se rcchede a religiosi, li dixe: — Frate Guglielmo, un’altra volta cazzate via li gatti cum piú umanitá che non aveti facto a questa volta. — Ben, patre — rispose lui: — 10 el farò. — E cusi, stando un pochette, el gatto retornò de novo e fece el medesimo assalto ad un altro pecio di casio, ch’avea pure nella scudella. Frate Guglielmo, avendose giá dimenticato l’admonizione del priore, per la paura ebbe ch’el gatto non li tolesse la parte sua, non solamente el caciò via cum parole, ma li dette de le mano cum tanta furia nel pedo, che, insieme cum li bichieri e ’1 boccale del vino, el gettò in terra. 11 priore, vedendo questo, dixe: — Oimè ! frate Guglielmo, ma voi sieti troppo superbo: voi dovresti caciare. modestamente e cum caritá via il gatto, essendo ancora lui animale, come voi, da Dio creato, benché sia inrazionale, e vui religioso, ne li quali sapeti quanto sta bene l’umilitá. L’avete cazato via non altrimenti che si fosti uno soldato. Guardative da mò inanti da la superbia, peccato nefandissimo, el quale, stando male in ogni persona.