Pagina:Arienti, Giovanni Sabadino degli – Le porretane, 1914 – BEIC 1736495.djvu/82

peccato feci mai, ora ne porto condegna penitenzia, ché, oltra ch’io sono scorticato, me è spezato el capo de tante zanze, che piú assai me fastidiano che l’intacare. — Or, come piaque a Dio, pure alfine lo radette, e, levato che fu della scranna, se acostò al spechio, dove vedendose il viso qual de leopardo, li venne voglia co’ denti levare il naso de la faza al barbiero; ma, essendo forastiero e uomo pur de gravitá (posto fusse molto faceto), cum discreta tolleranza se retenne. Il barbiero, prendendo la spazetta e polendoli la vesta, e tractose alfin per revereiizia la beretta, dixe: — Gentilorao, dove siete, s’el ve piace? — Respose lui: —Sono da Bologna. —A cui il barbiero: — Misser, io ho .sempre desiderato di avere amicizia in quella vostra magnifica cita; e cusi come ho desiderato, credo che Dio me ve ha mandato in le mane, di che sia ringraziato sempre mai ; ché certo me è piú caro che altra cosa avessi potuto al presente avere, perché la bolognese nazione è molto graziosa verso forastieri. Unde ve prego me vogliati acceptare per vostro servitore e comandarme; ché, quando ve possa compiacere, sempre Scortichino (ché cosí me chiamo) seráe fidelmente parato a li vostri comandamenti. — A le quale parole el prefato parente mio respose: — lo te ringrazio de rofferia me lai, e piacerne in veritá cognoscerti per mio amico e non per Scortichino, Ma uno servizio e una grazia voglio da te: che, quando piú te venga in le mane, tu fazzi voto de non parlarme mai, perché tu m’hai a questa volta aconcio in tal modo, che in perpetuo me ne ricorderò. — E, pagatolo de la radetura, uscitte de la-barbaria, sacio de le virtú norsine. Le risa in veritade, benigno signor mio, rinfrescarono molto nel fine de l’audita novella; e, sopra ciò rasonato alquanto, Vicenzio Calcina, nostro citadino discreto e gentile assai e al conte di fede e amore coniuncto, dixe: — L’è necessario che ancora io dica brevemente un altro caso, de natura de quello il quale piacevolmente abiamo audito, per seguire l’ordine del novellare e per dare dilecto a le Vostre Magnificenzie. — E, in questo modo cominciando, dixe.