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Collazionati che fumo, dextramente or uno or l’altro ce partimo de la camera e lassiamo la giovene sola col frate. Il quale, vedendoci partiti, chiuse pian piano l’usso de la camera, dicendo: — Bella giovene, questi veli sono tuoi. Se belli non sono, come meritarebbe la tua gentileza, perdonarne, ché voluntiera te li dono insieme cum l’anima mia, come te ho significato per una mia lettera; — e vòlsela baciare. E costui, vedendosi solo e farse questo assalto, come instructo e che sapeva far ben l’arte, non volendo essere baciato, incominciò a dire: — Oh sciagurata me! dove sono io remasta, dove sono io conducta? Che in mal punto nacqui al mondo ! Oimè ! trista me ! in questo modo se seduce le giovene? Mio cognato me ha lassato quivi, acciò sia vituperata? — E ilfrate, credendo da quietarla, dicea: — Anima mia, non te atristare; consòlate, se caro hai ch’io viva; non avere paura; tu sei bene capitata. Piglia questi denari, che sono quivi, o altra cosa. — E volendoli pigliare la mano e tocare il pecto, e costui non volendo, dicea, sequendo il suo lamento: — Oimè, missere, tenite le mane a vui; se mia madre lo sapesse o mei fratelli, io sarebbe morta. Debbo io perdere il mio onore a questo modo, il quale, quando risposi a la vostra lettera, tanto vel racotnmandai? — Il frate alora incominciò: — Chi è quello ch’io odo, cara giovene, dolce speranza de l’amorosa anima? Tu non sei fra luppi né in selva obscura inter le fiere, ma sei in luoco securo e piacevole, presso me che piú che la mia vita te amo. Che diresti tu, se vedesti uno che te avesse in odio, finché ad uno, il quale senza fine te ama, cosí fai torvo il dilicato viso e angelico volto? E certo tu te doli senza raxone, che procede da pecto ingrato. Tu sei de aspecto graziosa, a te, per compimento de queste gloriose parte, manca d’essere pietosa a l’amore te porto e porterò fin ch’io viva. — E, dicendo queste parole, aperse le brada per abraciarlo; e lui, tirandose adrieto, dixe pietosamente: — Missere, per Dio, lassatime stare, ché troppo ho cara la mia onestate, la quale come io proprio dovresti aver cara, se perfectamente me amasti; ché, non refrenando in voi questa lasciva voglia, piú presto in selva inter le fiere che quivi esser vorei, acciò fusse divorata, per non perdere