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infinito amore, che molto te ne priego, dandome risposta grata, la quale cum summo disio aspetto, e a te, da cui ogni mia salute e ogni mio ben procede, me dono, e recommando ch’el summo Idio, conservandoti salva sempre, te faza verso me piatosa». Scripta questa lettera e cum file d’oro sigillata, la dette a questo giovene, dicendoli: — A la tua prudenzia recommando quanto io posso il mio bisogno. — Costui, prendendola, disse di ben fare, e, andando per la festa e retrovato nui soi compagni, ci narrò cum suo e nostro piacere l’inamoramento del frate; per la quale cosa, cavando presto la nostra damisella della festa, a fine de avere el piacere a compimento, la accompagnamo onorevolmente a casa de uno nostro caro amico, dove giunti, e narratoli questo solazo e presentatoli l’amorosa lettera, ne ebbe singular piacere, dicendo lui: — Questo fia magiore solazo che ancora avuto abiamo. Ma che è da fare? — Responsimo nui ridendo: — El se vuole respondere a la recevuta lettera, monstrandoli che non sei giovene da esser inamorata e che giá in tutto non hai discaro essere amata da lui, acioché del tuo amore non se desperi: anci, dandoli uno poco de speranza de cpso, li faremo una girlanda del dio Cupido sopra el scapolarlo, a nostro gran piacere, portare. — E cusi, doppo molte parole, ridendo tutti, componemo la risposta, e il prete de sua mano in questo modo la scripse: € Se non fusse, misser mio caro, che la mia etate e condizione feminile non comportano reprensione in voi, che séti uomo de anni e de virtú reverendo, io me dolorebbe assai, reprendendovi, non stesse bene né laude fusse a’ vostri pari inamoramenti e temptare le oneste giovene de quelle cose, che caro debbono avere piú che la propria vita. Ma, essendo opportuno a lo umano scrivere de la vostra lettera da me recevuta stare paziente, ogni cosa piglio in buona parte, advisandovi però ch’io non sono de quelle, forsi, che vui credeti legiere di capo. L’è vero che caro se debbe avere essere dilecta da li omini de virtute, come voi, perché sempre buono fructo ne può sequire, quantunque in me sia poca facultate e valore e manco bellezze, da voi celeste reputate; ché in questo.