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costumi e virtú piena, incrudelire? Che averesti facto voi a chi me avesse avuto in odio, fin che aveti ucciso colui che piú che se stesso me amava? Almeno avesti usata questa pietá de averme cum quel medesimo coltello passato el tristo core, accioché in uno medesimo tempo avesti terminati li nostri amorosi disii! Oimè sconsolata! che vita sia la mia, remancndo senza te viva? Quale dolore, quale angoscia mai fu per alcuna miseria sentita simigliante a la mia? Certo per porre fine a i miei dolori conviene che l’anima mia sequa la tua e che queste mie bellezze e gli occhi ora lacrimosi, in cui solevi spechiarte e che tanto’giá te piacqueno, quivi in una medesima sepultura nelle tue brazza remangano. — E, decte queste parole, tolse certo veneno, el quale suo patre, potentissimo citadino, e li fratelli tenevano per potere combatere cum sinistri colpi de fortuna (dalla quale fórno molte volte assaliti, come capi de parte della nostra citá e odiati da multi citadini de quella), e, quello distemperato, il pose nella mortai ferita del morto amante, dicendo: — O omicidiali fratelli, scizienti de l’amoroso sangue, oggi perdereti la vostra sorella, che da vostro padrone l’extremo de sua vita per special cura ve fu tanto commendata, essendo morta la mia cara matre. Quale meglio sarebbe stato, quando scaricò il mio fructo in terra, cum lei alora fusse finita, ché ora non sentirei el mortai dolore ch’io sento! — E finite queste flebile parole, pose la boca sopra la ferita, la quale con fiero animo suzando, dicea: — Ahi quanto è suave questo liquore che viene dal tuo vulnerato core, unica speranza de l’anima mia, dal quale sopra ogni altra cosa del mondo fui amata! —Né stette guari tempo in quel parlare, ch’el suo dolorato core fu in tal modo da quel veneno offeso, che l’anima abandonò il misero corpo, rimanendo sopra il pecto del morto amante finita. Or, come è costume de la fortuna, subita reportatrice de* mali, questo grave e inaudito accidente fu persentito: dove se existima che causasseno le sedizione civile, e forsi piú facilmente per essere, cum aderenzia de tutta la citá, queste due famiglie l’una ghelfa e l’altra ghibilina; per le quale sedizioni S. DEGLI Arihnti, Le Porretane. 4