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del proximo e per il zelo ho de Tanima tua, tu me faresti il piú tristo uomo del mondo. — Misser — rispose lui, —non perdeti tempo: non me infastidite piú; io ve ho decto il mio pensiero intieramente. Voi proprio me assembrate quello che audi dire una volta Sandrucio mio patre, il quale venendo da Roma di qua da Ronciglioni c allogiando li ad un certo ospicio. Tosto de quello ad un certo proposito li dixe ridendo che tri di prima uno scolaro parrisino andante a Roma alogiò li cum lui e, domandandoli la mercede, li respose che, secondo la sentenzia de Platone, de capo de trentasei milia anni nel mondo se dovevano ritrovare insieme in quel luoco, dove alora il pagarebbc; e che lui li respose che pur pagasse alora, perché, avendo di poi a retornare in capo de epso tempo per el medesimo effecto un’altra volta, iustamente el pagarebbe. Cusi dunque, messer, voglio dire a vui, che, corno el scolaro cum la sua platonica rasone non puoté far non pagasse Tosto, che non volse aspectando perdere el lungo tempo, cossi voi ancora non lo vogliati perdere. Sequitiamo pur il resto della confessione, acioché esca de tanto stento. — A cui il prete: — Salvetto, questo hai decto sono fabule, de le quale faresti bene dirne tua colpa: però credi in questo articolo abiamo a risuscitare, ché molto te ne prego. — A cui Salvetto: — Alfine, messere, voleti pur ch’io creda? — Si voglio. — Or poi che voi volete, io el credo; ma ve adviso ch’el non será vero niente, ché la exiimativa non mel dice. — Il prete dunque rispose: — Figliuol mio, tu sii benedecto da Dio e da me, e, da poi che sei stato de grazia, io voglio fazzi testamento, e che in remissione de’ tuoi peccati lassi la tua casa a la tua parochia.— A cui Salvetto: — .Audite qua, messere lo prete. Se io ho a resuscitare, come voleti ch’io creda, overo a ritornare di capo del tempo di trentasei milia anni, come dice Piatone, che casa averebbe io poi? Io non ve voglio far niente, perché non voglio prendere casa a pisone. — A queste parole venendo al prete voglia de ridere, e considerando la grossa maglia del misero confitente, e che perdere tempo sarebbe stato il predicarlo, li pose la mano sopra il capo e dixe: — Fili, absolvo te de tiia demeulia. ch’en cielo non va certo tal semenzia. — E, facta questa