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presto le forche, come meriti, che questo beneficio ! — E Sigismondo se partitte, minacciandolo cum il capo e cum il dito, cum grande iuramento; e il protoiiotario disse che andasseno pur a la rasone. Don Ateon alora volendo andare al indice del podestá, Alexandro Campanazo, come sacente, se fece avanti e disse: — Reverendo monsignor, guardate come don Ateon va da Sigismondo, eh’è indiavolato e tanto aceso de ira e mala còlerá, che, per il corpo de Cristo, potrebbe dare una tal falzonata a don Ateon, che lo manderebbe a l’erba. — E1 quale avendo paura, il protonotario li mandò seco dui de li suoi armati, per confectare bene il solacio, e cum epsi andò cum fretoloso passo in palazo del pretore al iudice, a querellare del receputo damno. Il iudice, essendo admonito, li fece fare uno commandamento de pigliare Sigismondo; e cosí il comandamento se dette al cavalíero del potestá. Il quale cum cinque birri venendo cum don Ateon a casa, quando furono in la via de li aurifici, il cavaliero, che ebbe del compagnone, disse a don Ateon: — Messer, io voglio qualchi denari, avanti io facia questa captura. — L’è ben rasone — disse don Ateon; e, non avendo denari (per aver donati via quilli, che avea, cum la scarsella) se trasse de dito una corniola e fecesse dare sopra quatro grossi a la botega del Pranza, splendore de li aurifici de la nostra citate, e detteli al cavaliero. Giunti al palazo Bentivoglio che furono, disse don Ateon al cavaliero: — Voi stareti qui in posta da uno canto de la piaza; e, come vedereti uscire fuori del palazo uno non grande, ma tondo, toso, cum biretta rossiata, ha il collo curto ed uno mantello cardinalesco sopra uno cipone negro raso e calze verdescure, il quale sará quello che dovereti pigliare... — Ben — disse il cavaliero; — andate e lassate fare a me, ché servito sareti. — Come don Ateon fue entrato in palazo e stato cosí un poco, il cavaliero andò li a la beccaria de Astolfo, opposita quasi ivi al palazo, e comprò quatro grossi de bella carne de vitello, e, per aspectare meglio de fare la captura de Sigismondo, se ne tornò a la biraria a goldere cum li suoi birri, ad onore e laude de don Ateon. Essendo, magnanimo signor marchese, madonna per andare a mensa per desinare, giunse don Ateon lieto, e disse al protonotario:— Monsignor, io ho molto bene assetato li panni a le spalle a quello iotto de Sigismondo in querellare; non li ho lassato nulla a dire. Di che il iudice, cum voluntá del podestá, ha comesso sia pigliato; e cosí il cavaliero è fuori in posta per pigliarlo, S. DECLJ Aribnti, Lt Porrelant. 28