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Erudizione de l’auctore a l’opera, che vada a trovare IL suo destinato signore in li felici castri ne le parte de la Etruria. Opera mia, de le Porretane novelle narratrice, per quello excelso valore, a cui sei destinata, a me non poco cara, ferma, ché è tempo, la errante navicella da vari e duri scogli percossa e da procellosi venti agitata, poiché a’ felici fati non piace che vadi piú solcando le tempestose onde del torbido Neptuno; e, armandote de reverenzia, come sei de fede, passa la schina de l’aspro Appennino e appropinqua dov’è ora cum fede el potentissimo exercito del felice italico re Ferdinando, a fine de exterminare rinclite forze del populo fiorentino, quantunque solo se dica per il precipuo citadino de quello. Ivi al suo opposito, presso l’olmo arretino, trovarai lo invicto e magnanimo Èrcole duca Estense, tuo unico signore, locotente generale e imperatore de la serenissima italica lega, armato de tanto animo, industria e consiglio, quanto fosse giá Marco Marcello e Quinto Fabio Maximo contra el callido e peritissimo duca punico. E, genuflexa a terra dinanti da lui, reverentemente dirai : — Glorioso signor mio, el mio factore, tuo devotissimo servo, in segno de la sua antiqua e sincera fede, in dono a te me manda, pregando el Tuo ducal Valore che, ancora ch’el suo ingegno sia exiguo e incapace del splendore de la Tua Altezza, nondimeno me vogli per toa solita clemenzia cum lieto viso e serena fronte acceptare, coma quella che son nata da le radice del suo candido amore. — E, se cum iocunda maniera e grata risposta, come spero, serai da Sua Prestanzia recevuta, excuserai subitamente la tua inepta e rauca musa una cum la imbecilitá del mio stanco e basso ingegno; el quale, se in ogni etade fu sempre» de forza e d’arte nudo, come ha cum mille effecti demonstrato, pur a questa volta piú che non sòie è stato
