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ne resto fate della cusi vostra lungo robba. termine — a E restituire, apena ebbene nui toremo finito dire ancora queste el parole, me cum che questi me dui tolseno mei famigli la mulla, ne li dispogliorno cavalli, panni in zipone, e valise, po- e nendoci a piedi, come ne vedete, miseramente. E volendo andare a la ventura a qualche abitazione per far alcun providimento a le nostre opportunitá, ne scontramo in questi vostri, i quali ne condusseno quivi a la vostra presenzia, dubitando che la fortuna non fusse ancora sacia de la nostra miseria, per parerce ne le mane de pirati essere arivati. Ma confortato mi sono assai, vedendovi de grazioso e degno aspecto, e cussi prendo speranza che verso me sareti benigno. Voi dunque avendo inteso dal principio a la fine la mia disgrazia, ve priego ve sia recommandato, acciò che Idio cum la vostra nave ve conduca felicemente a’ disiati porti. — Audendo io questo caso del robato abbate, quantunque devenisse pietoso, non potei imperò rctenire le risa cum tutta la brigata de la nave; e, facto subito a lui e a* famigli dare un mantello per omo, e bere e mangiare, che ne aveano gran bisogno, dixi verso loro: — Misser l’abbate, non abiate paura, e, sperando in la divina providenzia, confortative, perché in bone mane ve ha recato la fortuna. — Or venuta la matina, sentendo io buono vento, li detimo le bianche vele, e cum graziosa prosperitá de quello giunsemo ad uno monastero de monachi de Sancto Benedetto, presso Regio di Callabria, dove lassiamo l’abbate cum li famigli consolato. Ivi ancora io cum multi de nui fummo nel sancto luoco de solemni frucii e vini caritativamente recevuti: poi, retornato a la nave, ne partirne de quindi, passando Missina e il Farro, e in pochi giorni giunsemo al disiato porto, repetendo spesso cum piacere il caso de l’abbate. El quale non avendo narrato cum quella facundia e limati vocabuli che voi altri aveti li vostri, e forse speravati audire, pregovi me perdonate, ché meglio da mia matre non imparai. In fine de la auscultala novella del splendido cavaliero fiorentino, illustrissimo duca mio, la magnifica brigata non potè