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remane sempre. E però se debbe cum ogni studio e diligenzia curare de vivere e morire sanctamente e cum timore de Dio. Quanto a quella forza, la quale è decta «voluntá >, Tanima è libera, né è subiecta ad alcuna cosa, né può essere sforzata ad alcuna altra, perché dove glie piace se può voltare e da lei nasce odio e amore. E, advegnaché l’anima sia libera, come ho decto de sopra, nondimeno ella ha certa naturale inclinazione e amicizia cum l’appetito sensitivo, el quale è ne li membri del corpo, in modo che ciò che de.sidera l’appetito, la voluntade ancora, se essa non è da la rasone e da l’intellecto recta e governata, el piú de le volte suol volere. L’anima ancora tutte le discipline per uso e per experienzia a poco a poco ha trovate, e a lei è dato da Dio el corpo come instrumento, el quale pos.sa sempre usare ad ogni opera de virtú. E, come alcuni angeli volgeno i cieli, secundo la lege è data a loro da Dio, e, altrimenti facendo, pervertirebbero l’ordine de le celeste lege, se quella intelligenzia, che da l’oriente a l’occidente volge la nona .spera, secondo la legge data a lei da Dio, a l’opposito la volgesse, grande desordine e scandolo in li cursi celesti generarebbe e de grandissima punizione sarebbe degna; cusi l’anima, acni è il governo del corpo, come a la intelligenzia quel del cielo, contesso, se secondo però la lege a lei data noi governa e regge, è de supplicio grande degna; e tanto piú, quanto che, essendo in piú sublime e alto stato constituita, magior desordine e imftediniento in li inferiori può generare. Cu.si adunque a l’anima è dato arbitrio regere e gubernare il corpo. Platone, divin filosofo, ha voluto che l’anime siano infuse ne li nostri corpi piene de scienzie, ma per le tenebre del corpo esserli inducta in oblivione, quasi come se fusse per una bevanda del fiume Leteo. Ed Aristotile, dei peripatetici illustre principe, ha voluto che le anime siano mandate ne li nostri corpi di scienzie nude, e poi per exercizio generarse scienzie in quelle. Ed Epicuro, pur filosofo, ha decto le anime essere subbiente a la morte; e Pitagora, filosofo excelso, ha voluto che, quando le anime nostre escono de li corpi, entrano subitamente in uno altro corpo. Ma li omini piú savi, e specialmente quelli che confessano la nostra vera