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a quella sdegno quilli de princípi ad Octaviano, Erode, cum per decto !a liberazione avere poi cum Cesare de tanto Augusto, le proprie fervore, quando loro contra persone, remise di lui, o il Marcantonio, suo mortale nimico e cognato, favorito. Excelso signor mio, piacque a la excellente compagnia summamente a udire questo glorioso effecto del magnanimo Filippo Maria, dicendo quello essere stato de singular clemenzia e magnunimitade pieno. Ma molto piú quello de Octaviano laudarono alcuni : cum ciò sia che, avendo Erode cum gran iactura afHícto e favorito Marcantonio, suo capitale nimico, contra lui, sarebbe stato non solo conveniente, ma laudevole ancora che verso epso piú incrudelito che umiliato se fosse; onde nacque che, iK)iché lui ebbe felicemente superato Marco Antonio e spogliato meritamente del regno Erode, intendendo poi da epso Erode che quello, avea contra di lui operato, non era stato f>er malivolenzia alcuna, ma solo per non essere ingrato de’ benefici recevuti da Marco Antonio, Octaviano, come magnanimo principe, non solamente li perdonò e restituí cum gran liberalitá e dolcezza il regno, per non l’avere cognosciuto amico de fortuna, come sono molti dei moderni tempi, ma quello cum molta grazia ampliò a lui. Altri eruditi e savi ingegni, el contrario tenendo, diceano che, quantunque fusse la magnanimitá de Octaviano illustre e grande, non era per questo da farne gran maraviglia, perché, cxtincto Marco Antonio, non gli era rimasto alcuno emulo, del quale avesse a temere contra il suo imperio; che non fu cosi in Filippo Maria, el quale era cincto e circondalo quasi da tutti li potenti de Italia de odio e inimicizia, per non avere lassato reposare in spazio de trenta anni alpuno de loro. E adducevano ancora al suo favore che, non se costumando, in questi tempi ingrati e perditi costumi, donare stali, regni, onore né condizione per alcuno principe, anzi de rodere e consumare l’un l’altro cura gran vergogna del nome latino e de la cristiana republica, essere stato magiore assai la clemenzia e la magnanimitá che usò Filippo Maria, per avere donato molto stato piú, e piú potentissimo e degno, che non era il suo, che quella de Octaviano