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gíoso della mulla da loro, e postolo a sedere, e sugatoli cum li fncioletii el viso, el capo, el collo, cum le magiore rise del mondo acompagnate d’amichevoli conforti, e specialmente da Carolo Grato, el quale, tenendolo abrazzaio (perché in casa sua dimorava), cum la degna sua presenzia li usava parole da resecare ogni vena de mestizia e dolore, lo induseno a mitigare il suo recevuto affanno; il quale, insieme cum questi suoi degni compagni, convertendo alfine in festa e in gioglia, risono in tal modo che ancora ne rideno. Passate le molte risa, excellentissimo signor mio, de la recitata novella, fu iudicato quasi per tutta la nobilissima compagnia che, se el venerabile misser Salvatore, unico paire degli omini faceti c forsi molto piú che non convenia a la sua condizione, fosse stato per el tempo passato |jiú continente de sue facezie, non averebbe di sé dato questo piacevole schernimento al populo, perciié. avanti fusse cum la mulla giunto in piazza, sarebbe stato aiutato, ché altri, credendo il facesse in prova per suoi lepidi effecti, cum rise el lassavano passare. E però la tempcranzia e mediocritá in ogni cosa servare se debbe. E, circa questo effecto, usate molte altre parole per la illustre brigata, misser Pietro Vespuci, patricio fiorentino, cavalicro grazioso de parole, d’effecti e presenzia splenditio molto, e di lede e magnanimitá predito quanto altro fiorentino fosse gíamai (ove non voglio dire per Italia nostra, secondo il publico grido, ma qua.si ancora per tutto il mondo credo avere lui in qualunca degno effecto la sua illustre patria e la sua dignitá gloriosamente onorato), dixe cum lieta fronte: — Valoroso conte, e voi legiadra compagnia, s*el non ve dispiace Tascoltare, da me cum breve parole intenderete uno vero infortunio senza tempcranzia, in uno abbate sequito, del quale non meno de la inamorata mulla credo che le vostre menti ne averanno piacere. — E cussi proprio incominciò.