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t 252 LE PORRETANE de sua lettera, e che spazarebbe la casa, aparechiarebbe la mensa, e altre cose a lui possibile, che gli fusseno comandate, farebbe; e che non volea da me altro salario, salvo essere vestito e calzato secondo la sua condizione; e, piacendo el suo servizio per un anno, volea me obligasse tenerlo a vita. Me piacque assai el parlare, li costumi e la presenzia sua; dove quello medesimo giorno, de concordia, remase in casa mia. Or, stando Gabriele meco in tal servitú, usandola cum fede, amore e discrezione, era da me non mediocremente amato, e, comunicando seco ogni mio secreto consiglio e voluntate, poneva in lui ogni mia facultá, in modo che de possessione o de rendita, ch’io me avesse, non sapeva cosa alcuna, datome’tutto a l’ozio de le muse, de le quale era devenuto amantissimo. Talvolta per mio refrigerio parlava seco de Stati de Italia, de vite di principi moderni, talvolta de la agricoltura, de la mercanzia, de le province del mondo, talvolta de le istorie greca, ebraica, barbara e latina. Lui curiosamente ascoltava, voleva intendere e recordavase pur de grammatica, e parlava latino non incongruamente, non so se per aver scripti tanti libri quanti avea, o pur per recordarse de quella avea imparato da fanciullo. Dixeme lui spesse volte che mai se avea dimenticato cosa avesse impresa; ed io de lui simile iudicio feci, per averlo giá cognosciuto d’alta memoria. Ed, essendo giá stato meco dui anni o circa, svigliato una nocte sul primo somno da la mia moglie, me fece audire che questo mio famiglio era levato e andava per camera parlando solo. Io, audita la voce, quale era sonora ed alta, e pensato che ciò potesse essere, e nel mio animo revolgendo, alfine me disposi levare e audire quello che lui dicesse. E cosi, levato, nonobstante che freddo fusse, che era circa al fin de novembre, n’andai a Lusso de la camera sua; dove giunto, intesi che lui dicea: — Oh tristo, oh sciagurato, oh misero me ! a che fortuna son io conducto! Oh parenti mei, oh dolci figliuoli, oh cara moglie! Lasso! Gabriele, a che sei tu giunto! Tu sei famiglio, che ne solevi aver tanti. Oh sangue mio gentile e tanto onorato ! oh conte Bernardo mio zio ! oh conte Gerbo ! oh conte Brandilise ! — 0