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sigfnore e marito; si che, prima de qui ve partiate, pregove abraciate la impresa cum grazioso animo. Non dubito farete che questa fia la diffinitiva sentenzia, dipoiché per l’altra virtú de l’arme, de la liberalitá compagna degna, non me avete potuta acquistare. — Li cavalieri, audendo el partito proposito a loro da la bellissima donna, guardando nel viso l’un l’altro, e ora in questa parte e ora in quella, non sapevano che dirsi o fare, parendoli piú fiero partito ch’el primo. E, a le volte ponendo gli occhi nel venusto viso de l’amata donna, morivano de dolore, per non sapere cossi a la sproveduta imaginare che liberalitá dovesseno usare, degna de la loro magnanimitá e de la excellenzia de la donna, per posseilere tante bellezze, da loro piú ch’el paradiso desiderate. Pur il cavaliere Ursino, richissimo de robba e de stato e de certe degne castelle, primieramente in questa forma dixe: — Magnifica madonna, ancora che troppo presto ne rechedete de tanto effecto, al quale bisognarebbe longhezza de tempo e prudenzia d’ingegno, nondimeno, dipoiché cosí è vostra voluntá, eccome pronto a la obedienzia. — E, factose subito recare da scrivere e drizzare una tavola, e sopra epsa posta la penna nel papiro, in questo modo scripse: «Cum ciò sia che siano molti anni, come è noto a tutta Italia, che io sono stato fidelissimo sugetto e devotissimo amante de la generosa madonna Diamante di Caiacia, specchio de beltá e lume de gloriosa virtú, a fine de ligarme seco cum vinculo de matrimonio, ancora ch’io sia indegno de tanta sua excellenzia, e per questo mettendo la propria vita in dispendio de morte, ho combattuto cum Gneo Colomnese qui presente, cavaliere valoroso e illustre amante e servo ancora lui per simil disio de la bella donna, dove tutti dui combattendo siamo stati equalmcnte galiardi e vincitori; ed, essendo piaciuto a la discreta e pietosa donna, per non porce al taglio de la morte, che poniamo fine al duro partito, cum dirne che chi di noi dui usasse verso lei magiore segno de liberalitá, quello avesse ad essere el suo marito e signore: io, per obedire, secando che Amore, mio potentissimo signore e duce, me insegna e comanda, dono a la Sua excelsa Magnificenzia tutto il mio stato.