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NOVELLA LUI

Dui nobilíssitni amanti milanesi, non potendo avere grazia da le loro dame, li poneno a le brazze chiavature todesche. Le dame dolorose cum virtú de le sue parole e cum laude de li amanti se difendono, e monache de sancta Caterina diventano. Quantunque, in questo luoco e tempo, sia de parlare, come ad altri piace, grandissima licenzia concessa, prestantissimo conte, illustri gentilomini e voi graziose e caste donne, nondimeno iudico laudatissimo sapere adesso e sempre mai de qualunque materia onestamente parlare, come ha facto al presente el cavaliere Poltrone, el quale materia non poco sensuale e lasciva ha saputo cum si discreto ordine e procedente modo exprimere, che non me posso contenere che, nanti ch’io narri la mia, non laudi tanta sua virtudc. Cum la grazia de la quale dico che, trovandome l’anno passato a Roma per occorrenzie del nostro inclito Studio, insiemi cum Bartolomeo Verardo, mio intimo e caro compagno, mi accadde uno giorno per certa necessitá parlare cum Francesco Casati, ducale secretarlo, uomo de acuto ingegno, de summa integritá e de eximia prudenzia, Torsi quanto altro de la sua etade; el quale a certo proposito me dixe che, e.ssendo, fanno pochi anni, a Milano e avendo assidua consuetudine cum uno leronimo (del cui cognome per ora certo non me recorda, ma, secundo intesi da lui, gentilomo milanese era), epso leronimo se inamorò de una bella, savia e virtuosa giovene, de darò sangue discesa, nominata Isotta, per si facto modo, che, non trovando mai alcun riposo, non lassava via a templare per avere l’amore e grazia de l’amata giovene. Onde, doppo strette pratiche e caldi sospiri, una nocte giunse a parlare cum lei ad una finestra de ferro garbata, alta da terra drca diece brazza. Nel quale colloquio egli, che tutto d’amore