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Sposata, dixe il signore verso lui: — Gentile, come tu sai, sei stato cum me fin da picolino, e non come servitore e vassallo, ma come figliuol te ho tractato, e sempre di te me son piú fidato che d’altro mio familiare, come hai potuto vedere per molti effecti; ché le piú care cose abia avuto te ho posto in mano, come è stato questa giovene, al presente tua moglie, da mi sopra tutte le cose del mondo amata. Ma tu, indiscreto, non avendo riguardo a l’amore te portava né al mio onore né a la mia condizione, mandatote per lei, quale dovea essere da te per mia reverenzia cum summa fede e onestá reguardata, come villano, hai prima che me voluto di lei prender piacere. Onde, come disliale, seresti degno che verso di te cum duro supplicio incrudelisse; e di ciò farei bene. Ma voglio che magiore sia la mia clemenzia ch’el tuo disonesto fallo. Al quale per ora non voglio dare altra penitenzia, se non che epsa sia tua moglie, cum condizione eh’ io abia questa nocte iacere cum lei, per coronare de quelle fronde le tue chiome, che tu le mie cum tanta villania hai coronate. E a questo modo sia pagato in qualche parte la tua fraudolenzia, quale in veritá piú acerba e dura pena averebbe da me meritato. — Gentile, non essendo per le audite parole del suo signore senza grande timore, e ancora che la Sua Signoria dimostrasse per quello non voler fare altra vendecta contra di lui, tuttavia non sapeva che se fare né che dire, e magiormente che se vedeva al paragone de la giovene ed existimava che epsa ogni cosa al suo signore narrato avesse. Onde, acusando la sua presumpzione e baldanza, se gettò genochioni in terra e dixe: — Signore mio, prego la Vostra Signoria abia misericordia di me, quantunque non meriti. Io ho fallito, e negare noi voglio e noi saprei; nondimeno spero che la vostra benignitá será magiore ch’el mio peccato, e pensará che cum grandissima difficoltá se può resister a la sensualitá, e maximamente del fuoco d’amore, nel quale piú savi e piú forti di me sono incespicati. Ma, come se sia, el caso è occorso, o perché fosse cosí predestinato, o fusse pur per qualche altro mio peccato, el quale penitenzia cercava. De novo perdonanza ve chiedo, supplicando la vostra clemenzia S. DEGLI Arisnti, Le Porrelane. ig