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Stato el calamitoso tempo de la pestilenzia, e perché il suo goloso appetito ne era stato potissima casone, l’averebbe facto per penitenzia carcerare. Ma, pur reprendendolo, dixe: — Don Martino, a religiosi non conviene scandeligiarse: la nostra professione rechiede pazienzia, e l’abito umiltá; e voi avete questa sancta virtú preterito: dove sieti degno de grave penitenzia. Ma voglio piú sia la mia clemenzia ch’el vostro peccato, il quale ve perdono. Per l’advenire guardativene. — E, chiamato il cuoco, che era tedesco, li comandò che li porta sse de l’altre lasagne. El quale, essendo venuto da pochi giorni prima a stare cum loro, intesa la dimanda de l’abbate, dixe: —O lupi, avete voi giá divorate tutte le lasagne ch’io ve detti? Che ve venga el cacasangue! — prima blastema che imparano li alamanni quando in Italia vengono. Per il che l’abbate, buttandose in berta e dimenticandose la scotatura e l’occorso scandalo, insieme cum li compagni cum piacere mangiarono il secundo catino de lasagne, facendose l’uno l’altro, come castigati del primo errore, fidel credenza. El parve, signor mio dolce, ch’el narrato caso porgesse tanto piacere e dilecto a la brigata, che ogni altro fu posto in oblio. Ma non si presto fu finito narrare, che cominciò a tonare, ed il fabro Vulcano parca che avesse piena la faretra de saette a love in tal modo, che non se sentiva se non per quilli monti e valli fulgure e tuoni; e l’aere, de nuvoli pregna, parturi alcuni nimbi d’acqua. Onde, levandose la magnifica compagnia de quel luoco, cum citissimo passo tornò a l’ospizio, non lassando imperò el principiato riso de la piacevole novella. E de ciò la brigata fu provida; ché, non si presto a coperto giunse, che spessa pioggia cum molta grandine cadde. La quale restata, e venuto el seguente giorno el tempo lucido e sereno, la nobilissima compagnia, a l’ora consueta, a quella parte andò, donde el passato giorno se partitte, e, postosi sopra l’erbosa ripa del chiaro fiume de Reno, nel quale se vedevano trutte, cavedani e altri dilicatissimi pesci uscire de li loro saxosi alogiamenti e l’uno contra l’altro schirare, e da inde a poco, come se fosseno