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Magnificenza. — E, cominciato, li narrò dal principio al fine tutta la cosa. De che ridendo fortemente li scolari, cum recordare al rectore che se portasse la piacevoleza in pace, e magiormente perché era stata operata per sua moral disciplina e non per vizio de madonna gulina, ancora che molto bene unta a quel desenare se l’avesseno, né ancora per malivolenzia che loro li portassero (perché amavano Sua Magnificenzia e aveano in luoco de observandissimo magiore), non poterno imperò per tutto questo tanto dire, ch’elio gran molestia non ne recevesse; onde dixe: — Certo voi me avete facto gran violenzia, perché, quando me li avesti domandati in dono, cum assai magior cosa donati ve li averei. — A che respondendo li scolari che non per odio, per invidia né per malivolenzia facto aveano, ma a dimonstrazione che li scolari bolognesi cognoscevano li donatori de bon giorno e il splendore degli omini liberali e magnifici, perché, essendo lui suo magiore e capo, non menava vita onorifica, come rechedea la sua dignitate e la excellenzia del bolognese Studio, e maximamente attento che li suoi precessuri in feste, triunfí, giostre e bagordi a gloria loro e de la cita e ad exemplo de’ successori aveano facto ingentissime spese; ma de questo imperò non lo volevano tanto riprendere, quanto recordare che, avendo loro in ogni effecto onorato Sua Magnificenzia, mai avea una minima gratitudine usato verso loro; e cum queste parole admonendolo volesse suplire a tanto mancamento, dicendo eh’è meglio godere de questi capuni, che gustare le fructe de lo infrangitore, come avea facto misser Paulo: il rectore, audendo tante e tale monizione, che pur vere pareano, non fu senza vergogna; e per questo, gettandose la cosa in berta, se sforzò stare a piacere cum li scolari. Per la qual cosa nacque poi che spesso vòlse impignare la vesta per onorare loro ed altri, e, di quanto durò il carnesale, fu piú presto prodigo che liberale, e, finché dimoroe a Bologna, come uomo di valore, de avarizia se mostrò sempre nimico. La brigata, signor mio benigno e benefactore mio clemente, avendo parlato cum assai piacere sopra l’ascoltata novella e